Arrivai in Laos dopo lunghe, meravigliose ore di viaggio a bordo di un’improbabile corriera con vivaci passeggeri che trasportavano di tutto, dalle gabbie con i polli a fagotti con le prelibatezze locali più appetitose generosamente offerte ai vicini. Scesa dall’autobus ricordo che fui letteralmente travolta dalla sua natura così selvaggia e rigogliosa da apparire persino sfrontata ed arrogante, così prepotente da farti sentire un nulla di fronte ad essa. Mi ritrovai ad ammirare quello spettacolo pazzesco con espressione inebetita, piena di stupore e meraviglia e non potei fare a meno di pensare, sebbene sia un’atea convinta, che quella non poteva che essere la prova dell’esistenza di Dio. “La bellezza salverà il mondo”, diceva il mio amatissimo Dostoevskij, ma di certo non ha salvato il Laos dallo scempio di una guerra assurda, come solo le guerre sanno essere.
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