Due Coree A Confronto Attraverso Il Lavoro Di Due Fotografi
E’ sempre estremamente interessante rilevare come da differenti punti di vista possano scaturire lavori con prospettive completamente diverse su uno stesso soggetto. Bored Panda ha pubblicato due fotoreportage realizzati in Corea del Nord da due fotografi, il cui approccio radicalmente opposto ha generato lavori antitetici.
Il primo, Reuben Teo, malese, è un viaggiatore incallito, come egli stesso si definisce e lo si può constatare visitando il suo sito con bellissime fotografie scattate in molti paesi orientali, fra cui la stessa Corea del Nord per l’appunto, ove è stato più volte documentandone vari aspetti in momenti diversi. Dalle sue immagini, emerge il ritratto di un paese estremamente pulito ed ordinato, con colori vibranti, ma mai eccessivi, dove ogni cosa ha la propria corretta collocazione e nulla risulta mai essere fuori posto. Anche l’autore nell’introdurre il proprio lavoro descrive la Corea del Nord in termini molto positivi:
Despite all the scary stories you hear about the country, this is the angle from my camera. The country is beautiful and very organised. A very clean city with extremely friendly people. As a landscape photographer, I wanted to bring back photos of what I saw there and share to everyone how gorgeous their landscapes and cityscapes can be by putting aside all our political and economical differences.
Ben di altro tenore il racconto e le immagini di Michal Huniewicz, fotografo londinese che racconta una Corea del Nord soffocata dal regime e dal suo ferreo controllo, un paese schiacciato sotto il peso di una dittatura feroce, che impone al suo popolo un rigore inimmaginabile. Nelle immagini di Huniewicz i colori perdono la loro vivacità e diventano palesemente smorzati, le architetture così orgogliosamente trionfali appaiono ora tristi e grigie, i negozi vuoti, le strade deserte, i rapporti con le persone sono resi impossibili dal loro stesso terrore di essere in qualche modo “segnalate”:
I was told I would be detained in case photos like these were found (“You took many photos. Too many,” – said my guide), but I managed to smuggle them out of the country, which was very stressful. […]
We did not get to interact with the locals almost at all. Most waitresses seemed slightly terrified of us.
Resta il fatto che la Corea in toto, sia quella del Sud che quella del Nord, esercita un fascino non indifferente. Il primo incontro con un sud coreano risale al mio viaggio (indimenticabile) in Indocina. In Vietnam incontrai questo giovane ragazzo che mi colpì moltissimo per il suo viso assolutamente inespressivo, come pietrificato. Mi spiegò successivamente che il suo popolo era abituato fin dalla dominazione giapponese a non manifestare mai alcun tipo di emozione: una benché minima espressione avrebbe potuto segnare la differenza tra la vita e la morte. Anni dopo, in Australia, ho avuto il piacere di conoscerne molti altri (sempre del Sud Corea), persone magnifiche e di grande ospitalità, come del resto tutte le popolazioni orientali ed asiatiche sanno essere. Ho spesso chiesto loro se desiderassero una Corea riunita, ma la risposta è sempre stata negativa: “La Corea del Sud è ormai un paese avanzato, sviluppato, economicamente molto forte, perché accollarsi il fardello di un paese arretrato, con una mentalità ormai antiquata e ferma di decenni?”. Osservavo che centinaia di migliaia di famiglie erano state brutalmente divise (come avvenne anche in Germania) e spesso rischiavano il carcere se non la vita per potersi rivedere anche soltanto per un giorno. “E’ andata così, purtroppo. Adesso, però, dobbiamo pensare al nostro futuro, lasciandoci il passato alle spalle”.