Fotografi del terzo tipo – La valigia di Van Gogh
Dunque, oggi è venerdì 17 e mi sembra già un ottimo motivo per scrivere qualcosa. La mia predilezione per i numeri dispari, ad esempio.
Amo i numeri dispari, quelli che non si piegano e tantomeno si spezzano, piuttosto si frantumano in mille schegge che non si ricompongono più. I numeri dispari attestano così il proprio carattere, la propria natura da “duri e puri”, possono essere soltanto dispari e hanno un unico volto. I numeri pari, al contrario, sono malleabili, si lasciano docilmente dividere in parti altrettanto pari, possono essere quello che sono o molteplici divisibili parti di loro stessi, riproducono in questa flessibilità una sorta di simmetricità perfetta e universale “armonia”. No, decisamente non ci siamo. Mi piacciono le imperfezioni, le asimmetrie, la magnifica (im)perfezione della dissonanza.
C’è un blog che trovo estremamente interessante: La valigia di Van Gogh. Ogni giorno un post breve, ma di spessore e di gran carattere. Poche righe, ma intense, che inducono a riflettere sul senso della fotografia, dei suoi contenuti, sul proprio sentire la fotografia. Ogni post è un tassello all’interno di un vasto mosaico, ma la vera bellezza è che ognuno di essi è a sé stante, una goccia di pensiero che si relaziona con l’universale pur mantenendo la propria unicità.
L’altro giorno mi ha molto colpita questa riflessione sui Fotografi del terzo tipo, naturale evoluzione del post precedente, Fotografi da ispirazione. Fotografi da espirazione:
Fotografi che «trattengono il respiro», come ha suggerito l’amico Edo Prando. Nel senso che, con l’ispirazione, questi fotografi di ‘terzo tipo’ trovano e raccolgono tessere di mondo che lasciano decantare dentro di loro, e poi, con l’espirazione, ce le restituiscono completamente trasformate.
Bellissimo pensiero, perfettamente racchiuso nelle immagini del mio caro amico Paolo Nava, uomo e fotografo di rara sensibilità, in cui ritrovo il mio senso dei numeri dispari.